INTERVISTA A RONION GRACIE
Nel mondo del Jiu Jitsu brasiliano un personaggio di spicco è sicuramente Rorion Gracie. Rorion è stato colui che ha creato e promosso i primi UFC, fa parte di una famiglia storica del Brasile che gode di rispetto in ogni parte del mondo. Dopo la visita al Museo Gracie non ho potuto fare a meno di farmi una chiacchierata con lui. Ho conosciuto così un personaggio che è consapevole del nome che porta e possiede sicuramente ottime doti imprenditoriali. A: Alberto Ceretto R: Ronoin Gracie A: Mi puoi raccontare il tuo background in dieci parole? R: Ho avuto la fortuna di nascere nella famiglia Gracie in cui è nato il nostro jiu jitsu. Fin da bambino ho "respirato" il jiu jitsu. Tuttora continuo ad allenarmi e a praticarlo perché è la cosa più preziosa che ho. A: Secondo te quali sono i requisiti minimi che deve possedere una cintura blu? R: Innanzitutto deve conoscere tutto il programma base di auto difesa. Deve possedere buone basi quindi saper combattere in tutte le posizioni: guardia, monta, laterale, ginocchio sullo stomaco. A: E per una cintura nera i requisiti minimi? R: La differenza tra una blu e una nera a livello di programma tecnico, non esiste. Una cintura blu conosce tutto il programma di una nera. La differenza deve essere nel modo in cui applica la sua conoscenza e nella sua strategia combattiva. Quando sei una cintura nera non impari nessun movimento nuovo, perfezioni quelli che già possiedi. A: Cosa pensi dell'UFC ora? Tutto è cominciato con te nel 1993 ma ora cosa è cambiato? R: E' stato un cambiamento naturale. Quando proposi per la prima volta l'UFC era per poter mettere a confronto le diverse arti marziali e i diversi stili di combattimento. Nelle prime edizioni potevi davvero vedere un karateka a confronto con un judoka o un praticante di kung fu. Da allora tutti hanno capito l'efficacia del Gracie Jii Jitsu e quindi hanno incominciato a studiare le tecniche che ho portato dal Brasile. Ora è tutto cambiato. Vi sono dei forti atleti che conoscono tutto e che possiedono lo stesso bagaglio tecnico in ogni disciplina. Prevale chi è più preparato a livello fisico e mentale. Uscii dall'organizzazione dell'UFC quando vollero cambiare il regolamento e adesso mi sto dedicando ad altri grandi eventi. A: Pensi che sia un buon evento ora? R: A molta gente piace vedere due che combattono tra di loro. Personalmente non seguo più gli eventi dal numero 22. A: Cosa pensi del Brazilian Jiu jitsu ora? R: Sono molto contento della sua crescita. Questo era ciò che volevo quando mi sono trasferito qui negli stati uniti. Volevo che tutti conoscessero quest'arte che può essere praticata come ottima auto difesa a qualsiasi età. L'UFC è solo servito per dimostrare la maggior efficacia del Gracie Jiu jitsu rispetto alle altre arti marziali. Ora tutto il mondo pratica lo stesso stile di Jiu Jitsu Gracie. Cambiano solo i nomi ma le tecniche sono le stesse. Guarda i passaggi della guardia o come conquistano la monta gli atleti dell'UFC oggi sono gli stessi che ho insegnato io in questi anni. A: Che differenza c'è tra il Gracie Jiu jitsu e il Brazilian Jiu jitsu? R: E' praticamente la stessa cosa. Quando arrivai qua negli Stati Uniti nessuno aveva sentito parlare di Jiu Jitsu. C'erano solo arti marziali basate sui colpi e ciò che conoscevano,riguardo alla lotta, era il judo. Quando incominciai ad insegnare Jiu Jitsu nel mio garage pensavano che insegnassi il Jiu Jitsu tradizionale giapponese. Così dovetti far capire alla gente la differenza tra il mio Jiu Jitsu e quello giapponese. Nacque così il Gracie Jiu Jitsu. Quando ci fu il boom del Gracie Jiu jitsu io registrai il nome in modo che nessun altro potesse usarlo. Gli altri brasiliani venuti con gli anni qui ad insegnare non potendo chiamare lo stile Gracie Jiu jitsu perché coperto da copyright incominciarono ad usare il termine Brazilian jiu jitsu. Gli strangolamenti sono comunque gli stessi, le chiavi alle braccia e alle gambe sono le stesse. Ora la differenza principale sta nel termine: il Gracie Jiu jitsu è quello insegnato da Corion e Helio Gracie ma l'arte è la stessa. A: So che Royce ha smesso di insegnare nella vostra accademia. Cosa pensi di lui? R: Era giunto per lui il momento di fare i propri affari e sfruttare ciò che aveva costruito in questi anni. Sono molto contento che vada in giro a tenere seminari,insegni e combatta come tutti gli altri Gracie. A: Perché avete costruito un museo sulla famiglia Gracie? Permettimi di dire che è davvero fantastico e mi sono sentito onorato di mettere la firma sul vostro "libro visite". R: Ogni cosa che faccio cerco di farla al meglio. Ho prodotto le migliori videocassette tecniche sul Jiu Jitsu che siano in commercio e mio padre ha raccolto tutto ciò che hai visto dal 1930 fino ad adesso e lo ha messo assieme . E' l'unico museo del genere al mondo. A: Come mai siete così attaccati alla famiglia e credete così fortemente nel vostro nome? R: Tutti noi siamo cresciuti cercando di essere i migliori. Mio padre e mio zio hanno creato l'arte marziale più forte del mondo e tutti l'hanno potuto constatare. Prima nessuno lottava a terra ora tutti cercano di migliorare il loro bagaglio tecnico nella lotta sia in piedi che a terra. Tutti i giornali parlavano di noi in Brasile e ora che molti di noi insegnano negli Stati Uniti continuano a parlare di noi. Oramai tutti ci conoscono e la nostra famiglia è diventata molto importante. Immagina se nella famiglia di un giocatore come Pelè o Ranaldo fossero stati tutti dei grandi giocatori. Sarebbe stata una famiglia incredibile. E questa è la famiglia Gracie, incredibile. A: Che relazione hai con tuo fratello Rickson? R: Rickson è uno della nostra famiglia con una grande personalità, come tutti noi, e ha deciso di fare ciò che è meglio per i suoi affari e io rispetto molto le sue decisioni. A: Come mai la vostra famiglia è così unita? R: Perché tutti noi crediamo in quello che facciamo. Tutti noi crediamo che il Gracie Jiu Jitsu sia una grande arte marziale e viviamo per e con essa. Tutti noi marciamo e combattiamo per la stessa bandiera. Proveniamo tutti dallo stesso albero (sorride). A: Puoi parlare della nuova generazione dei Gracie? R: Oggi è cambiato molto. Gli avversari che hanno affrontato Royce e Rickson all'inizio non conoscevano il lavoro al suolo. Ora ci sono avversari molto forti, che conoscono la lotta a terra. Non conoscono i particolari ma sanno comunque di cosa si sta parlando. I miei figli si allenano e cercano di dare il loro meglio. Sono sicuro che grazie a loro il Gracie Jiu Jitsu continuerà a crescere. A: Cosa pensi delle gare di Brazilian Jiu Jitsu oggi? R: Il Gracie Jiu Jitsu è autodifesa. Anche se ci alleniamo in palestra senza colpi è un'auto difesa molto completa. I tornei invece di Brazilian Jiu Jitsu sono delle cose inguardabili. Vedi un atleta che passa la guardia del suo avversario e poi sta immobile cercando di tenere quella posizione finché non finisce il tempo. E' ridicolo. Non ha nulla di realistico. Questa è la ragione per cui ho creato la International Gracie Jiu Jitsu Federation dove il rimanere inattivi porta alla squalifica. Mio cugino ha un'altra federazione in cui il regolamento permette a un atleta di rimanere inattivo e prendere un vantaggio e magari essere poi proclamato nuovo campione mondiale. Questo è disgustoso. Il campione del mondo deve essere quello che ha fatto battere tutti gli avversari non quello che ha più punti. A: Cosa pensi degli allenamenti di anni fa in Brasile e quelli di oggi in America? R: Trenta anni fa non potevi vincere una medaglia solo vincendo ai punti. Dovevi allenarti per "fare battere" e quindi fare arrendere tutti i tuoi avversari. Ci siamo sempre allenati a cercare di "finalizzare" i nostri avversari in palestra non a tenerli fermi fino alla fine della lezione. La gente adesso non fa più quello. Si allena a mantenere una posizione per molti minuti senza muoversi. Gli allenamenti di allora a livello fisico sono identici a quelli di oggi. Cambia solo la mentalità e il fine. A: La tua posizione preferita nella lotta? R: Mi sento a mio agio in qualsiasi posizione. Mi piacciono tutte. A: La tua preferita tecnica di finalizzazione? R: Gli strangolamenti. A: Ti continui ad allenare? R: Avendo molti impegni mi alleno quando posso. Alcune volte sollevo un po' di pesi, altre volte insegno più tempo e più lezioni di seguito. Tutto dipende dai miei impegni giornalieri. A: Segui una dieta particolare? R: Seguo la dieta Gracie sviluppata da mio zio Carlos. Il concetto fondamentale della dieta Gracie è quello di combinare i diversi cibi per migliorare la digestione e la circolazione sanguigna. Mangiamo tutto quello che mangiano gli altri; il trucco è nel combinare gli alimenti. Faccio due pasti di verdura e uno di cibo cucinato. Non mangio dolci. A: Hai intenzione di organizzare nuovi eventi come il vecchio UFC o cose simili? R: Con la federazione che ho creato h intenzione di creare un torneo di BJJ completamente diverso dagli altri. Senza limiti di tempo o quasi e senza vittoria ai punti. Puoi trovare le informazioni su www.igjjf.com . A: Progetti per il futuro? R: Ho migliaia di progetti per il futuro. Abbiamo il miglior programma per i militari chiamato Grappe che insegniamo ad istruttori di polizia di tutto il mondo. Abbiamo programmi riservati alle donne per attacchi di tipo sessuale. Chiaramente abbiamo lezioni di Jiu Jitsu e stiamo creando un programma per agenzie di body guards che non possono usare armi. A: Grazie mille. R: Grazie a te Alberto. INTERVISTA A FABIANO IHA
Pubblicata sul numero 24 anno 2004 di Sphinx Magazine Versione completa Un atleta con cui da tempo mi volevo allenare e che volevo intervistare in esclusiva per Sphinx Magazine è sempre stato Fabiano "The King of Arm Bar" Iha. Nel mio ultimo viaggio in California avevo promesso che questa volta ce l'avrei fatta! Non nonostante i vari "disguidi" (Fabiano era in Canada a tenere dei seminari ed ad allenare degli atleti che avrebbero dovuto disputare delle gare di Vale Tudo da lì a poco) riuscii nella mia impresa...La prima cosa che mi colpì quando entrai in palestra fu la gabbia che si trovava al centro della palestra...Incuteva timore e ansia. Era là con la sua porta a "chiusura ermetica" e la grata che non permetteva la fuga. Incominciai a parlare con Fabiano del più e del meno e gli chiesi se volesse l'intervista prima o dopo l'allenamento. Sorridendo rispose che prima veniva il dovere/dolore e poi il piacere. Con questo spirito entrai nella gabbia e incominciai l'allenamento. Questo scultoreo atleta era un fenomeno ma la cosa che mi affascinò più di tutto fu la sua capacità di insegnarmi le tecniche adatte al mio fisico ed estremamente imprevedibili. Dopo due ore di lotta con lui e un'altra cintura viola, incominciai l'intervista mentre lui sfogliava curioso Sphinx Magazine soffermandosi sulle ragazze fotografate!! A: Alberto Ceretto F: Fabiano Iha A: Puoi parlarci del tuo background? F: Mi sono avvicinato al jiu jitsu da ragazzino in Brasile, con Crolin e Reylson Gracie e ho ricevuto la mia cintura nera proprio da loro. Con Crolin ho continuato ad allenarmi fino al 1995 quando mi sono trasferito qui in California per insegnare e combattere. All'inizio ho insegnato al Beverly Hills Jiu Jitsu Club nell'attesa di combattere nell'UFC. Nel 1997 vi ho partecipato per la prima volta e da allora ho combattuto sette volte. Ho sempre preferito il combattimento senza kimono e quindi ho smesso otto anni fa di allenarmi con il GI (kimono). Ora sono 3° dan di Jiu Jitsu. A: Per quale motivo hai smesso di allenarti con il gi? F: Il mio obbiettivo e il mio desiderio è sempre stato quello di combattere nel Vale Tudo e nel Free Fight quindi ho cercato di finalizzare i miei sforzi su questo obiettivo. Se ti alleni sempre con il kimono rischi di trovare difficoltà in combattimento dove non si usa e questo non deve assolutamente succedere. Bisogna avere la mente pulita. A: Prima di venire in California avevi già combattuto? F: Si avevo disputato incontri nel Brazilian Jiu Jitsu diventando per due volte campione del Brasile e per tre nel Sud del Brasile. Già al tempo avevo disputato alcuni incontri di Vale Tudo ma in piccoli eventi. A: Quanti avversari hai incontrato fino ad ora? F: Venti. Ho combattuto nell'UFC sette volte, nel King Of Tha Cage, nell'Extreme Challenge 22, nel Pride 8 e in uno show organizzato dal mio amico Tito Ortiz. A: Per quale ragione hai incominciato a combattere nell'NHB? F: Innanzitutto perché amo moltissimo combattere:mi piacciono le forti emozioni che esso mi da. Ho sempre adorato gli sport estremi.Ho preso parte a gare di BMX vincendo due campionati del Brasile, a gare di parapendio e di rally. E' da quando sono bambino che competo nelle più disparate discipline e continuo a farlo. E' la mia vita. (sorride) A: Qual è stato il match più duro della tua carriera? F: Contro Dave Menne nell'UFC. Era più pesante di me ed era molto difficile tenerlo a bada.Ho perso per decisione dei giudici. A: Ti è piaciuto quel match? F: Premettendo che preferisco vincere, anche quell'incontro mi è piaciuto molto.Avrebbe dovuto essere un pareggio perché ci eravamo colpiti a vicenda per tutto l'incontro, ma la giuria ha preferito lui. In fondo perdere con uno più pesante di me non è perdere... (sorride). A: Cosa pensi del Cross Training? Tu hai sempre praticato Jiu Jitsu ma so che adesso ti alleni anche in altre discipline per migliorare il tuo lavoro in piedi, vero? F: Il Cross Training è indispensabile. Se non ti eserciti in tutto ciò che ti può servire per combattere nello NHB non andrai da nessuna parte. In Brasile, alcuni anni fa gli istruttori di Jiu jitsu impedivano agli allievi di allenarsi in altre palestre. Oggi tutto è cambiato: o ti alleni nel pugilato, nella Kick Boxing , nella Thai Boxe e nel Jiu jitsu o non potrai mai vincere. A: Puoi spiegarci un po' dettagliatamente come ti alleni prima di un incontro? F: Intensifico gli allenamenti a partire dal mese precedente al match.La cosa più importante è la resistenza quindi dedico tantissimo tempo agli esercizi cardio vascolari (corsa, corda, sacco). Si può essere tecnicamente perfetti ma senza "benzina" nel serbatoio non si può fare molto. Bisogna alzarsi la mattina con l'idea di incrementare il fiato al massimo. Un'altra cosa molto importante è la lotta: bisogna allenarsi non solo nella lotta a terra ma anche in quella in piedi cercando di potenziare i punti deboli. Adesso dedico molta attenzione al combattimento in piedi, perché tutti gli incontri incominciano in piedi (sorride). A: Cosa fai di preciso per il fiato? F: Qui in California siamo fortunati perché fa sempre bello e il clima è caldo, quindi vado a correre e nuoto moltissimo nell'oceano. Corro almeno due miglia al giorno per sei volte la settimana. Durante la corsa alterno degli scatti veloci a dei recuperi brevissimi. A: Sollevi anche pesi? F: Si, sollevo pesi tre volte la settimana ma carichi leggeri perché non mi voglio irrigidire troppo. E' fondamentale sollevare pesi ma con raziocinio. Se aumenta troppo il peso, tocca aumentare anche il lavoro cardio vascolare per mantenere il fiato. A: Cosa mangi prima dei match? F: In genere cerco di mangiare quello che mangio sempre, non voglio sforzare il mio corpo a mangiare troppo né troppo poco.Un cibo che prediligo, perché mi piace e mi fa bene è il sushi. Infatti è ricco di proteine, indispensabili per il nostro sport. A: Prima di entrare nella gabbia osservi qualche abitudine particolare? F: Negli spogliatoi salto la corda dieci o quindici minuti. Appena vedo che comincio a sudare e che il mio corpo è caldo smetto, mi metto una felpa e cerco di mantenermi caldo. Se vedo che mi raffreddo faccio vuoto (shadow boxing) tirando colpi di braccia e gambe. Mi scaldo ma non mi stanco. A: So che la tua tecnica preferita è l'arm bar (juji gatame) ossia la leva al braccio disteso e per questo sei stato soprannominato "The King of Arm bar" ("Il Re delle chiavi alle braccia") ci spieghi perché prediligi questa tecnica per finalizzare i tuoi avversari? F: Il soprannome deriva dal fatto che riesco a sottomettere il mio avversario con una arm bar da qualsiasi posizione meglio di chiunque altro. Questa tecnica infatti si adatta alla mia struttura fisica e della lunghezza delle mie gambe. Ognuno deve ricercare le tecniche più adatte al proprio fisico.Per esempio, come ti ho detto prima , quando ci siamo allenati,con le tue gambe, che sono più lunghe delle mie, vengono meglio i sankaku (strangolamenti triangolari con le gambe), io invece eseguo meglio le leve alle braccia. Ho allenato grossi nomi dell'NHB ad usare questa mia specialità. Ho insegnato per un mese intero,privatamente, a Sakuraba tutti i segreti delle leve alle braccia. Io cerco sempre una leva al braccio disteso prima di ogni cosa. A: Che sensazioni ti da combattere nella gabbia? F: Sono molto nervoso. Non ho paura del mio avversario, ma sono nervoso perché c'è la mia famiglia e i miei amici che guardano il match. Ho combattuto tante volte eppure sono sempre in ansia (sorride e guarda come se stesse ricordando i suoi incontri). A: Preferisci combattere nel Pride o nell'UFC? F: Tutti e due gli eventi mi piacciono molto. Nel Pride il pubblico è fantastico e anche se perdi per loro sei un campione e vengono a chiederti gli autografi. Nell'UFC c'è meno rispetto per l'atleta da parte del pubblico: diciamo che nell'UFC ricevo una buona borsa da atleta... (sorride facendo il gesto dei soldi). A: Come mai hai deciso di fare di questo sport il tuo lavoro, rendendolo parte integrante della tua vita? F: Ho sempre voluto essere un atleta professionista di Vale Tudo. Per raggiungere l'obiettivo avevo bisogno di tempo per potermi allenare.Quindi quale lavoro migliore se non l'insegnamento dell'NHB? Se avessi fatto l'avvocato non avrei avuto tempo di alzarmi tutte le mattine e andare a correre e tutto il resto. A: So che stai creando una grossa organizzazione puoi parlarcene? F: Sto lavorando con Tito Ortiz ed altri per fare diventare la EFC (Extreme Fighting Championship) un evento di portata mondiale,alternando le competizioni con grandi concerti rock. Così attiriamo molta gente. A: So che in questa palestra ti alleni con Tito Ortiz e con altri ottimi atleti non è vero? Come è potuto accadere che grossi nomi dello NHB si unissero senza rivalità? F: Vedi innanzitutto siamo amici. Io e Tiki siamo soci in questa palestra. Tito si allena con me nella lotta a terra e io con lui nel lavoro di proiezioni a terra.Ci aiutiamo a vicenda. Con Rob "Razor" Mc Cullogh (interviste esclusive con questi atleti saranno pubblicate sui prossimi numeri della nostra rivista) lavoriamo nella Thai Boxe. Questo è uno dei segreti delle nostre vittorie. (ride) A: Quale personaggio ha influenzato maggiormente la tua crescita marziale e in generale la tua vita? F: Royce Gracie. E' stato il primo a combattere nell'UFC . Io ero al suo angolo con Crolin Gracie e quando l'ho visto entrare nell'ottagono ho pensato : "voglio entrarci a tutti i costi!". A: Ho visto i tuoi incontri nel famosissimo torneo ad Abu Dhabi. Che esperienza è stata partecipare a quel torneo che riunisce i migliori lottatori del pianeta? F: Andai ad Abu Dhabi nel 1998 ossia nella sua prima edizione.In un certo senso posso essere considerato un pioniere di quell'evento. Allora nessuno sapeva cosa realmente fosse e come sarebbero andati i combattimenti. Mi presentai senza nessun allenamento particolare. Vinsi i primi due incontri in pochissimo tempo,sempre con una leva al braccio.In semifinale vinsi contro John Lewis. La finale fu contro Renzo Gracie. In quell'occasione stavo per eseguire una leva al braccio ma proprio nel momento in cui realizzai che stavo per finalizzare proprio Renzo Gracie, lui si liberò e cercò di sottomettermi. Lottammo fino alla fine e vinse lui per solo due punti di vantaggio. Dopo quell'evento fui invitato anche nel 1999 e nel 2000.Nel 2000 però dovetti rinunciare per la concomitanza di un incontro dell'UFC. A: Combatteresti ancora ad Abu Dhabi? F: Mi invitano ogni anno, ma rifiuto sempre. A me piace lo NHB. E poi, sinceramente, nell'UFC sono meglio retribuito. A: Chi sono i più bravi ad Abu Dhabi? F: Royler Gracie e Jean Jeacque Machado. A : Se ti dico Zè Mario Sperry? F: E' un ottimo atleta anche se non mi piace come combatte nella lotta. Cerca di fare pochi punti e poi perdere tempo per mantenerli. A: Chi ritieni sia il migliore nello NHB? F: Ci sono ormai tanti grandi nomi. Tito Ortiz mi piace molto.Non lo dico perché è un mio amico ma perché ha fatto capire al mondo che si può vivere facendo solo combattimenti. Lui fa solo l'atleta e non insegna. A: Mi hanno raccontato che un po' di tempo fa hai avuto degli screzi con un altro brasiliano,un certo Cleber Luciano (sorrido), puoi dirci qualcosa? F: Certo (ride e finge di tirarmi un pugno). Un po' di tempo fa Cleber Luciano (una cintura nera di BJJ) è venuto nella mia palestra a propormi un incontro di jiu jitsu con il kimono. Io rifiutai, perché era ormai troppo tempo che non combattevo con il gi. Gli chiesi se voleva combattere di Vale Tudo, ma lui rifiutò. Alcuni giorni dopo seppi che andava in giro a raccontare che mi ero rifiutato di combattere riconoscendo così la sua superiorità. Ma un paio di mesi dopo seppi che era iscritto ad un torneo (Extreme Challenge 22 , l'unico a cui lui abbia mai partecipato). Così chiamai l'organizzatore e dissi che ero disposto a diminuire la mia borsa pur di combattere contro Cleber. Detto fatto.Alla conferenza stampa del giorno precedente dell'evento mi presentai con Marco Ruas, con il quale mi allenavo allora, e stringendo la mano a Cleber visibilmente impallidito, gli dissi: "adesso voglio vedere come uscirai dalla gabbia". Vinsi per KO, con una scarica di pugni al viso. A: Cosa gli consiglieresti a una persona che volesse incominciare a combattere nel Vale Tudo? F: Innanzitutto di scegliere una piccola organizzazione di combattimenti per fare le sue prime esperienze e per non bruciarsi subito la carriera. Seconda cosa gli ricorderei che l'allenamento e i combattimenti sono entrambi molto duri. INTERVISTA A WANDER BRAGA 2003
Ci puoi dire il tuo back ground? Quando ero bambino incominciai a studiare a Rio De Janeiro Karate e Judo perché; ai miei genitori piacevano come sport. Poi tutti i miei amici incominciarono a praticare il Jiu Jitsu e così; incominciai anche io. Presi la cintura da Jorge Pereira e cinque anni fa mi trasferii in America. Da circa due anni, poi ho incominciato a praticare la lotta, la boxe e la Thai Boxe per migliorare le miei prestazioni nel Vale Tudo. Quanti incontri hai fatto nella tua carriera? Nel Jiu Jitsu molti. Sono stato molte volte campione del brasile nella mia categoria, ho vinto una volta i campionati Panamericani e per due anni di seguito mi sono piazzato al secondo posto e ho conquistato il terzo posto ai mondiali perdendo contro Shaolin. Nel NHB ho fatto sedici match e sono tutt'ora imbattuto. Combatterò a marzo per la cintura del King of the Cage. Quanto guadagni a match? Dipende dall'avversario con cui devo combattere. Il mio manager Mike, lo stesso manager di Royce Gracie, combina i miei match e si mette d'accordo per la borsa. Ti ricordi il primo match di Vale Tudo che hai disputato? Si, fu in un torneo. Il mio primo avversario, un praticante di capoeria, si ritirò dall'incontro e quindi vinsi senza dover combattere. Se devo essere sincero ero molto contento perché; avanzavo in finale senza danni e senza aver disputato nessun incontro. Il mio allenatore Jorge Pereira invece era infuriato e così decise di prendere il microfono e sfidare la gente del pubblico, chiedendo loro se ci fosse qualcuno con le "palle" per combattere contro di me. Poi si girò verso di me e mi disse che o vincevo o non saremmo tornati a casa vivi. Infatti stava salendo sul ring un grosso praticante di caponeria: combattei con lui per quindici minuti; ciò che mi colpì di più fu la sua resistenza al dolore. Gli scaricai una raffica di pugni al viso e lui sorridendo li assorbì senza andare KO. Riuscii poi a finalizzarlo ma fu davvero molto faticoso. Arrivai alla finale e la vinsi aggiudicandomi il torneo. In quell'occasione Jorge mi diede la cintura nera di Jiu Jitsu. Che tipo di allenamento seguivi quando eri in Brasile? Grosso modo lo stesso che seguo qua in America. Quando ero una cintura bianca, Jorge era solito spegnere le luci e farci combattere a luci spente in modo che fossimo più attenti alla sensibilità e al contatto del nostro corpo con quello del nostro avversario. Era estremamente utile. Come mai il Jiu Jitsu e il Vale Tudo sono così popolari qui in America e meno negli altri continenti come l'Europa ad esempio? E' solo una questione di tempo. In Europa adesso stanno arrivando i primi brasiliani a insegnare il Jiu Jitsu, ma ripeto solo adesso. In America ci siamo mossi molto tempo prima. Sono sicuro che in qualche anno diventerà popolare ovunque se vi saranno dei buoni tecnici a divulgarlo. Che cos'è per te combattere? Per me combattere significa vivere. E' la mia stessa vita. Mi rende felice e mi ha sempre spronato a migliorare. Cosa preferisci, combattere o insegnare? Questa è una domanda difficile. Amo entrambi, ma se un giorno dovessi scegliere preferirei il combattimento. Se qualcuno mi proponesse un anno di insegnamento a dieci mila dollari e un solo incontro per la stessa cifra, io sceglierei di combattere. Ci descrivi il tuo "allenamento tipo" prima di un incontro? Mi alzo e come prima cosa faccio colazione. La colazione è molto importante. Gioco un po' con i miei bimbi e poi il lunedì, il mercoledì e il venerdì vado alla Los Angeles Boxing Gym e mi alleno nel pugilato. Verso l'ora di pranzo alleno i miei allievi nel Jiu jitsu sia con il gi che senza e poi vado a casa a riposarmi. In genere mi alleno tre ore la mattina. Nel pomeriggio mi alleno con la squadra di lotta Raw Team a seconda dei giorni, mi alleno come nell'NHB, a volte solo sulle tecniche di portare al suolo l'avversario, altre volte lavoro al suolo e insegno loro i miei "trucchetti" (sorride). Poi la sera insegno di nuovo ai miei allievi il jiu jitsu. Fai sollevamento pesi? Si, il martedì e il giovedì mattina. Faccio molti circuiti per prepararmi al match,mi alleno con macchine che rinforzino i miei muscoli per sollevare il mio avversario. Lavoro circa tre minuti riposandomi un minuto tra un circuito e l'altro. Segui un'alimentazione particolare? Prima del match mangio meno perché in genere devo perdere peso(sorride). Per essere completamente sincero devo ammettere che amo mangiare e quindi non riesco a seguire tutti i giorni un'alimentazione ideale al cento per cento. Quindi quando arrivo prima dei match devo perdere molto peso. Mangio quaranta per cento di proteine, trenta di carboidrati e trenta per cento di grassi. Ho provato diete iperproteiche ma mi sono sempre trovato male perchè perdevo molta forza. Come fai a riconoscere un buon insegnante? Questa è un'ottima domanda. Per risponderti prendo esempio dal mio insegnante Jorge: mi ha sempre seguito, mi ha sempre sostenuto anche in ambiti diversi del jiu jitsu. Un buon insegnate deve spronarti in qualsiasi situazione non solo quando sei al top. Inoltre deve anche cercare di fare uscire il meglio da ogni persona e non deve risparmiarsi nell'insegnamento. Molti maestri si rifiutano di insegnare determinate tecniche perché hanno paura che i loro allievi possano superarli. Questi non sono buoni insegnanti. Un vero maestro deve trasmetterti tutta la conoscenza che possiede in modo che tu sia il più completo possibile. Jorge non ha mai centellinato il suo sapere. Qual è stato il tuo match più duro? Nel Jiu jitsu ne ho fatti due che sono stati molto impegnativi. Uno contro Shaolin nel Campionato Mondiale del 1999 e un altro contro Leonino Vieira. Nel Vale Tudo fu contro un lottatore di Lotta Libera. Allora c'era molta rivalità tra le scuole di Jiu Jitsu e lotta libera e quindi avevo una grande pressione psicologica. Com'è la tua strategia di combattimento? In passato cercavo sempre le finalizzazione perché ero più aggressivo. Ora sono molto piu riflessivo. Lavoro con calma e aspetto un errore del mio avversario, nello stesso tempo sono più pericoloso perché sono imprevedibile. Come ti senti prima di combattere? All'inizio ero molto nervoso. Ora sono rilassato e concentrato. Certo, sono ancora un po' teso ma molto di meno di prima. Provo un po' di paura perché non mi piace perdere ma mi fa bene provare quella sensazione, mi da molta carica. Hai dei rituali prima di entrare nella gabbia? Ho due rituali che seguo sempre. Due giorni prima del match vado in spiaggia e faccio una specie di meditazione, ossia parlo con me stesso e rifletto molto. Prima di entrare faccio il segno della croce e mi preparo a combattere fino alla morte. La tua tecnica preferita? Con il gi mi piacciono gli strangolamenti da dietro l'avversario. Senza kimono mi piacciono omoplata (leva alla spalla) e le leve alle braccia. La tua posizione preferita nella lotta? Nel jiu jitsu mi piace la mezza guardia perché; ho creato delle tattiche particolari per quella posizione. Nell'NHB mi piace stare in monta e colpire l'avversario. Quali sono secondo te i requisiti per ottenere la cintura blu e la una cintura nera? Per avere la cintura blu devi possedere delle ottime basi, padroneggiare le principali posizioni e saper finalizzare velocemente. Una cintura nera deve sempre sfidare se stesso e andare oltre i propri limiti. Creare un proprio stile di combattimento e farne un'arte. Chiaramente deve conoscere alla perfezione tutte le posizioni e le relative finalizzazioni. Secondo te è meglio conoscere poche tecniche eseguite alla perfezione o molte tecniche ma approssimative? Sicuramente dieci tecniche alla perfezione, ma ciò non significa che non devo conoscere le altre novanta. Come mai la tue motivazione è rimasta sempre viva nel tempo? Il combattimento e i tornei mi spronano a continuare a migliorare e ad allenarmi in una maniera sempre più completa.La mia famiglia e i miei allievi sono stati un secondo fattore di motivazione per me. Le cose importanti nella vita sono la famiglia, i buoni amici e la salute.Gli amici e la famiglia ti danno molta energia che puoi trasformare in successo. Successo non significa per forza soldi. Avere una famiglia che mi sostiene e mi ama in ogni momento per me è un grande successo. I tuoi progetti per il futuro? Continuerò a combattere e spero di entrare nel circuito dell'UFC. Inoltre mi dedicherò alla mia famiglia e ai miei allievi. |
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